Il governo Monti ha reintrodotto l’ex Ici attraverso la nuova Imu, l’imposta che in pratica va a sostituire la tassa sugli immobili.
In un periodo difficile dal punto di vista economico anche questa odiosa tassa può essere accettata.
Una categoria però dovrebbe essere esclusa ed è quella delle Ater, le aziende che gestiscono il patrimonio immobiliare pubblico.
In qualità di ex presidente Ater della Provincia di Frosinone, ricordo ancora la pesante incidenza del pagamento Ici sulla gestione economica prima dello Iacp poi dell’Ater.
Far pagare alle varie Ater questa tassa significa far sborsare milioni di euro ad un ente statale verso un altro ente pubblico quale il comune.
Il risultato è che i comuni hanno certo più denaro ma, alla fine, sono gli stessi soldi che si sarebbero potuti reinvestire sul sociale realizzando nuove case oppure investendo in manutenzione ordinaria e straordinaria sugli edifici.
E’ quindi un po’ come il cane che si morde la coda.
Chiedere alle Ater il pagamento Ici significa tagliare servizi ed investimenti con i comuni che sarebbero sempre più alle prese con l’emergenza abitativa ed i costi per fronteggiarla aumenterebbero considerevolmente in caso di assenza di alloggi disponibili.
Ecco perché da questa nuova manovra economica le Aziende e gli Istituti che gestiscono l’edilizia pubblica dovrebbero essere esentati.
Condivido quindi a pieno le perplessità e le azioni che stanno mettendo in campo sia a livello regionale l’assessore alle Politiche della Casa, Teodoro Buontempo, sia il presidente Ater della provincia di Frosinone, Enzo Di Stefano.
Sui questo aspetto le varie Regioni italiane dovrebbero eseguire la pressione giusta affinché l’esenzione venga inserita al più presto all’interno del nuovo provvedimento che Camera e Senato si accingono ad esaminare.