Bike sharing, un progetto che rischia di fallire prima di iniziare

Ci sono progetti che, se non ben supportati dalle opere infrastrutturali, rischiano di partire con il piede sbagliato e morire prima ancora di veder la luce.
A Frosinone è ormai prossimo l’avvio del progetto di bike sharing.
Attraverso l’affitto di bici pubbliche si cerca una mobilità alternativa.
In molte città d’Italia e d’Europa questa iniziativa riscuote ampio successo.
Nella nostra città, però, si rischia concretamente di partire male. A Frosinone mancano gli spazi da dedicare ai futuri amanti dei pedali. Chi volete che prenda una bici magari a piazzale Kambo per arrivare a De Matthaeis passando per le trafficatissime via Marittima, via Moro e rischiando di essere continuamente investito dalle tante auto in circolazione?
A Frosinone esistono tre piste ciclabili, solo sulla carta: quella fittizia intorno allo stadio Casaleno, quella altrettanto finta di Corso Lazio (disegnate semplicemente con una striscia di vernice per fornire qualche dato a Legambiente e non sprofondare nelle classifiche sulla qualità di vita) e quella del parcheggio della Questura in via Vado del Tufo. Ora si sta realizzando anche un piccolo tratto intorno alla piastra dei Cavoni. Iniziative a macchia di leopardo e che, ovviamente, non invogliano nessuno a girare la città su una bici.
Che fine ha fatto il progetto di unire con una pista dedicata alle due ruote il parcheggio della Questura con i giardinetti di Selva Piana? E quella di creare un collegamento dalla Stazione a De Matthaeis?
Dato che questo progetto, se ben eseguito, davvero potrebbe costituire un elemento di novità per la mobilità cittadina occorrerebbe dapprima dotare la città di piste ciclabili e poi installare le postazioni con le biciclette.
Il rischio, viceversa, potrebbe esser quello di veder arrugginire le bici in queste stazioni senza essere state mai utilizzate.

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