Smog, sinora solo soluzioni palliative

L’amministrazione comunale di Frosinone continua a non fornire risposte adeguate all’emergenza smog nel capoluogo. Un problema che si trascina oramai da anni ma ogni volta sembra si riparta da zero. Sembra, cioè, che l’importante sia ottemperare solo agli obblighi di legge, poi nessuno si preoccupa di come abbassare i livelli di polveri sottili nell’atmosfera che creano seri danni alla salute pubblica.

E così, in settimana, ci apprestiamo a subire l’ennesima ordinanza che ricalca il piano regionale come obblighi di legge impongono.

Il piano regionale entrato in vigore con la giunta Polverini, ma partorito dalla precedente amministrazione Marrazzo in modo specifico per le città di Roma e Frosinone, è destinato a fallire prima ancora di entrare in vigore.

Oramai si è presa coscienza, anche a livello nazionale, che blocchi del traffico piuttosto che targhe alterne rappresentano solo palliativi e che, oltre a non risolvere il problema-inquinamento, producono solo una serie notevole di disagi alla popolazione.

Premesso che nessuno in materia possiede la ricetta magica, quantomeno l’amministrazione comunale dovrebbe fissare degli obiettivi che potrebbero contribuire in maniera fattiva quantomeno alla riduzione del problema.

Appurato che l’origine dell’inquinamento a Frosinone è solo per un 30% riconducibile al traffico cittadino, è quindi sbagliato concentrarsi solo su questo aspetto.

Data l’impossibilità di cambiare l’orografia del territorio, tre questioni dovrebbero essere portate al più presto all’attenzione.

1) Nella valle del Sacco, ribattezzata la valle dei veleni, non solo le acque o i terreni sono inquinati, ma anche l’aria che si respira. Andrebbero, pertanto, eseguiti controlli a tappeto su tutti i siti industriali e su tutte le emissioni e gli scarichi nell’atmosfera da Colleferro sino a Ceprano. Non potendo l’amministrazione comunale sostituirsi agli organi competenti dei controlli come la Asl, quantomeno dovrebbe spingere ed adottare misure volte a perseguire questi obiettivi. Ed, invece, si parla di tutto tranne che di questo problema.

2) Dato che il problema che investe Frosinone non riguarda solo il Capoluogo, come le centraline sparse in provincia confermano, sarebbe il caso poi di unire le forze e adottare insieme ad altri comuni misure uguali e simultanee per rendere più significativi i risultati prodotti da blocchi del traffico o targhe alterne. Da anni si parla di coinvolgere i comuni limitrofi ad adottare un piano antismog comune ma, evidentemente, l’amministrazione di Frosinone non è in grado di far convergere azioni in tale direzione.

3) L’altra questione sono le infrastrutture. Se a Frosinone mancano i parcheggi, le strade alternative non vengono mai realizzate (leggasi le due varianti Casilina nord e sud), i lavori per rendere più scorrevole la Monti Lepini non iniziano mai, le nuove aree di stazionamento per i bus Cotral così da non farli entrare in città non sino mai state realizzate, di sicuro, vincere la difficile battaglia contro lo smog diventa ancora più una sfida impossibile. I ritardi infrastrutturali accumulati dalle amministrazioni di centro sinistra negli ultimi 15 anni hanno prodotto questa drammatica situazione. Ed anche quando si sono realizzate (vedi ascensore inclinato) non hanno prodotto risultati tangibili di mobilità alternativa in quanto è mancata una progettazione sinergica in grado davvero di modificare le abitudini dei frusinati.

L’unica cosa che l’Amministrazione guidata dal Sindaco Michele Marini riesce a produrre sono solo ordinanze che bloccano i cittadini a casa.

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