Piloni, il degrado che avanza

E’ trascorso un altro anno e mentre in Comune si parla di poltrone, spartizione del potere e nomine di assessori, i problemi della città restano irrisolti.

E’ il caso della riqualificazione dei Piloni dove il degrado, giorno dopo giorno, avanza inevitabilmente.

Mentre lo storico edificio della Camera di Commercio, che è proprio di fronte, ha assunto una nuova veste grazie ai lavori di riqualificazione, le storiche arcate di Via De Gasperi restano abbandonane al loro destino, senza nessuno che se ne interessi.

Il 2010 è prossimo a concludersi, ed un altro anno è passato senza che il fantomatico project financing dei Piloni abbia mai avuto inizio.

Le parole degli Amministratori Comunali, che un anno fa annunciavano il prossimo avvio del cantiere, sono cadute nel vuoto. Né è dato sapere quali siano i motivi che ancora non abbiano consentito l’apertura del cantiere.

Intanto il degrado avanza: quelle arcate che sino a qualche decennio fa rappresentavano la cartolina della città, oggi ne rappresentano la vergogna, costituendo il simbolo di un degrado senza fine.

Percorrere Via De Gasperi ed assistere a questo scempio urbano è deprimente specie se si considera la centralità del luogo, l’estrema visibilità e il simbolo che questi piloni rappresentano.

Fino a quando dovremmo assistere a spettacoli del genere?

L’immobilismo dell’Amministrazione guidata dal Sindaco Michele Marini è totale, evidente, drammatico.

La cosa altrettanto drammatica è che alle sollecitazioni che provengono dall’opposizione non si ha nemmeno la forza di rispondere, di spiegare, né di giustificare davanti all’opinione pubblica perché alcune opere pubbliche sono freme.

Ci piacerebbe essere smentiti, ci piacerebbe che qualcuno ci dicesse che il problema è risolto che i lavori partiranno con date certe, sicure.

Invece niente.

Nemmeno a livello di comunicazione questo governo cittadino sembra avere la forza di esprimersi.

Siamo al buio più totale.

La rassegnazione pervade i cittadini, e questo rappresenta il segnale più evidente di un fallimento senza se e senza ma.

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